0%

Cara Italia, impara dalla Francia

La prima settimana di giugno si è svolto a Taipei il salone internazionale del libro (TIBE). A voler esser pignoli e rompiscatole, come il sottoscritto, va detto che di internazionale c'era ben poco, essendo le frontiere di Taiwan ancora chiuse al turismo.

Oltre alle case editrici e ad alcune librerie locali, al salone erano anche rappresentati diversi paesi europei per promuovere le pubblicazioni nelle loro lingue nazionali. Il Paese ospite d'onore del TIBE di quest'anno era la Francia.

Il padiglione francese era molto grande e ben fornito. La Librairie Le Pigeonnier, di cui ho già parlato qui, si è occupata in particolare della promozione e della vendita dei libri francesi, e dell'organizzazione degli eventi correlati. Vari autori francesi sono stati ospiti, fisicamente o da remoto, di altrettanti eventi interessanti.

Un momento del TIBE: un fumettista francese in collegamento da Parigi, accompagnato dalla musica live, disegna alcune scene imperniate attorno al tema centrale del “telefono”.
Un momento del TIBE: un fumettista francese in collegamento da Parigi, accompagnato dalla musica live, disegna alcune scene imperniate attorno al tema centrale del “telefono”.
Una parte del salone dedicata alle opere del fumettista francese Emmanuel Lepage.
Una parte del salone dedicata alle opere del fumettista francese Emmanuel Lepage.
L'incipit del primo tomo di «Alla ricerca del tempo perduto», romanzo dello scrittore francese Marcel Proust: «A lungo, mi sono coricato di buonora».
L'incipit del primo tomo di «Alla ricerca del tempo perduto», romanzo dello scrittore francese Marcel Proust: «A lungo, mi sono coricato di buonora».

L'Italia, mi duole dirlo, era letteralmente relegata in un angolino, in un padiglione collettivo sotto la dicitura “Unione Europea”, insieme ad altri piccoli paesi europei quali Croazia, Ungheria, Grecia e Repubblica Ceca. Dopo la Francia quest'anno, l'anno prossimo l'ospite d'onore sarà la Germania. Anche sul piano letterario ritorna l'alternanza franco-tedesca. Questo dà un'idea, nel caso avessimo ancora dei dubbi, di chi e che cosa rappresenti l'Europa, dentro e fuori i confini del vecchio continente.

Lo scorso weekend sono stato al Taiwan Film and Audiovisual Institute (TFAI) (“Istituto Film e Audiovisivi di Taiwan”). Durante il mese di giugno e luglio si svolge una manifestazione in cui vengono proiettati all'aperto dei vecchi film restaurati digitalmente.

Il logo del TFAI nella piazza antistante l'edificio.
Il logo del TFAI nella piazza antistante l'edificio.
Il luogo della proiezione all'aperto.
Il luogo della proiezione all'aperto.

Tutti i film hanno in comune il fatto di essere stati girati nel periodo 1915-1939 e di avere lo stesso Paese di produzione. Sapreste indovinare quale?

Il cartellone all'ingresso del TFAI riguardante l'evento «French Classics Rediscovered» («Classici francesi riscoperti»).
Il cartellone all'ingresso del TFAI riguardante l'evento «French Classics Rediscovered» («Classici francesi riscoperti»).

Già, la Francia. Un'altra volta.

Il titolo dell'evento è, in effetti, French Classics Rediscovered («Classici francesi riscoperti»). La serata per esperti cinefili è cominciata alle 18:40 con la proiezione di La Folie du docteur Tube («La follia del dottor Tube»), un cortometraggio muto del 1915 diretto da Abel Gance, in cui uno scienziato assume una polvere bianca che gli provoca delle allucinazioni. Le allucinazioni sono rappresentate dal regista grazie ad una serie di lenti distorte montate sulla cinepresa.

Un momento della proiezione de «La follia del dottor Tube».
Un momento della proiezione de «La follia del dottor Tube».

A seguire, è stato proiettato La Coquille et le Clergyman («La conchiglia e l’ecclesiastico»), un mediometraggio sperimentale del 1928 diretto da Germaine Dulac. Il film segue le allucinazioni erotiche di un prete che desidera la moglie di un ufficiale. Inutile aggiungere che per l'epoca risultò talmente sconveniente da non poter sopravvivere alla censura.

Salone del libro con ospite la Francia e cineforum di film d'autore francesi, dunque. È facile immaginare eventi simili con al centro libri di autori italiani o film di produzione italiana. Di scrittori e cineasti illustri ne abbiamo a iosa, ma, per quanto ne so, finora qui a Taipei non ho sentito parlare di alcun evento simile sulla cultura italiana.

Nei giorni in cui si è svolto il salone internazionale del libro, una domanda in particolare mi ronzava in testa: «Ma come Paese Italia, fuori dai nostri confini nazionali, qual è l'immagine che vogliamo dare di noi al resto del mondo?». È ovvio che tutti conoscono l'Italia, ma, in generale, per la sua cucina e i prodotti dell'industria del lusso, come mi è già capitato di constatare più volte qui.

I Francesi sono molto più bravi di noi Italiani nell'utilizzare il potere della cultura (il soft power, per dirla con una cacofonia anglofila), e non solo in questo. Ne siamo consapevoli, e forse è per questo che, in generale, ci stanno anche un po' sulle palle. Ma di fronte a questa situazione, mi vengono in mente solo tre alternative: o cerchiamo di fare meglio della Francia, o copiamo esattamente quello che fa, oppure, se ci sta bene essere visti “solo” come il Paese della pizza e della moda (quando ci va bene...), non abbiamo bisogno di fare alcunché.

Cara Italia, impara dalla Francia, impara ad usare il potere della cultura, se non altro anche per far valere i nostri interessi strategici e geopolitici, sempre ammesso che ne abbiamo ancora.