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... e un po’ di propaganda

Alla luce della cronologia riportata nel precedente post, se consideriamo gli anni in cui Taiwan e la Cina sono state in effettiva unione politica (ammettendo di poter considerare, cosa a mio avviso alquanto discutibile, l'Impero del grande Qing, la Repubblica di Cina, e la Repubblica Popolare Cinese come se fossero tutte incarnazioni della “Cina”), abbiamo i periodi 1887–1895 (gli anni in cui Taiwan è ufficialmente provincia dell'Impero Qing) e 1945–1949, per un totale di (soli) 12 anni durante gli ultimi 135 anni.

Mappa di Taiwan durante l'epoca giapponese, 1901. La linea rossa rappresenta il “confine approssimativo tra il Distretto dei Selvaggi (sic) e il Territorio sotto l'effettiva amministrazione giapponese”. Immagine da Wikimedia Commons.

Tirando le somme

Volendo pure considerare il periodo più esteso 1683–1895 in cui Taiwan è parte dell'Impero Qing (dapprima, nel periodo 1683–1887, solo nominalmente, poi come provincia a tutti gli effetti, negli otto anni 1887–1895) e nei quattro anni 1945–1949, si ottiene un totale di 216 anni di unione politica tra Taiwan e la “Cina” (ammesso e non concesso, ripeto, di considerare l'Impero Qing e la Repubblica di Cina come incarnazioni della “Cina”). In ogni caso, qualunque interpretazione si voglia dare delle date precedenti, resta il fatto incontestabile che Taiwan ha fatto parte della Repubblica Popolare Cinese per un totale di... zero anni, zero giorni e zero secondi. In tutti i casi, siamo molto, molto lontani dai “1800 anni” recentemente millantati da un cosiddetto “diplomatico” cinese.

Una nota a proposito del periodo giapponese (1895–1945): nemmeno i Giapponesi riuscirono a controllare tutta l'isola di Taiwan. La cartina riportata sopra, risalente al 1901, mostra chiaramente come le montagne della dorsale centrale e la costa orientale restassero al di fuori dell'effettivo controllo giapponese.

Relazioni storiche e rivendicazioni territoriali

Alla luce di queste cifre, le continue rivendicazioni su Taiwan avanzate dalla Repubblica Popolare appaiono alquanto esagerate, se non addirittura false. Ad ogni modo, non si capisce perché l'appartenenza storica dovrebbe legittimare pretese territoriali di qualunque tipo. Se così fosse, l'Italia potrebbe a buon diritto rivendicare la Francia, la Spagna, o qualsiasi altro territorio che un tempo faceva parte dell'Impero Romano.

Qui mi affido di nuovo alle parole di Peng Ming-min (彭明敏), uno dei pionieri della democrazia taiwanese:

Mi veniva posta una terza domanda standard: “Sei cinese? Se siete cinesi, come potete farlo? Taiwan ha sempre fatto parte della Cina!” A questo proposito, ricordai al pubblico che se le relazioni storiche dovessero legittimare le rivendicazioni territoriali, allora l'Inghilterra potrebbe rivendicare il Massachusetts e la Virginia, e la Spagna le parti sud-occidentali degli Stati Uniti. Gli ricordai che furono gli Europei del XVII secolo ad aprire Formosa alla civiltà, non la Cina, e che fino al 1875, cioè molto recentemente, le leggi imperiali cinesi vietavano la libera migrazione dalla Cina a quest'isola situata a centocinquanta chilometri dalla costa, che Formosa non ha avuto lo status di provincia cinese fino al 1887 e che solo otto anni dopo Pechino l'ha ceduta al Giappone, che Formosa è stata sviluppata da emigranti cinesi che cercavano di lasciare la Cina per rifarsi una vita altrove. Non mi sorprese molto sapere che, in alcuni casi, gli studenti cinesi erano stati pagati individualmente fino a quaranta dollari per fare queste domande.


Fonti e approfondimenti bibliografici